Intervista 2
 
Tratta da: http://www.festaunita.it/documenti/dettaglio.asp?id_doc=145

LA 'VOCE' DELLE FESTE: VITTORIO BONETTI SI RACCONTA
Le serate al pianobar, tirar tardi in compagnia, la voglia di stare insieme


intervista raccolta da Giovanni Belfiori
Dici Vittorio Bonetti e pensi alle Feste de l’Unità. O meglio, alla ‘voce’ del pianobar, delle serate in compagnie, del tirar tardi con un bicchiere e la voglia di stare insieme, chiacchierando di tutto, d’amore politica e canzoni. Bonetti è una quasi un’istituzione delle feste: lui conosce il pubblico, e il pubblico conosce lui.
“E’ nata un’amicizia musicale–afferma- e c’è una voglia reciproca di ritrovarsi. Non mi presento mai con una scaletta, ci son così tante canzoni che sarebbe ridicolo farlo, cerco un compromesso fra quello che mi va di suonare e quello che mi chiedono. Accade, così, di eseguire brani che non cantavo da anni, ma per me è ossigeno fare qualcosa che non avevo deciso da fare. E poi mi emoziono tantissimo quando canto, mi piace sentire la voce della gente, vivere con loro queste emozioni è tutto”.
Bonetti, non ti sta stretto il ruolo di cantante delle feste?
“No, non mi sento stretto, spero, anzi, di non stare stretto io al popolo delle feste!”. Forse, ma intanto i suoi pianobar sono frequentatissimi e la gente canta insieme a lui e gli vuol bene a tal punto che, qualche anno fa, promosse spontaneamente una raccolta di firme per averlo di nuovo, al posto di due dj che l’avevano sostituito.
Quando è cominciato il feeling con le feste de l’Unità?
“All’inizio degli anni ’80 suonavo nelle feste de l’Unità della mia provincia, Ravenna, poi il salto, nel 1987, con la festa nazionale di Bologna. Nelle feste ho vissuto, e sto vivendo, una stagione straordinaria, condividendo con i compagni e le compagne fatti belli o drammatici, penso ad esempio a quando –eravamo alla festa di Bormio- iniziò la guerra in Iraq. Quando sei lì a cantare, certi momenti li vivi con la gente, e anche le canzoni assumono un nuovo valore e diventano veicoli di emozioni e contenuti nuovi”.
“Infinito! Un ricordo bellissimo –si era alla vigilia del cambio del nome del Pci- è quando, alla festa di Firenze, Pajetta salì sul palco e cantò Bandiera Rossa insieme con me. Un ricordo più recente è quando, alla festa di Modena 2002, mi son ritrovato con D’Alema e Fassino insieme al piano bar che cantavano. D’Alema, del resto, in precedenza, a Reggio Emilia, aveva cantato con me Bella Ciao”.
Nelle feste ci suoni, ma se dovessi darne un giudizio al di là della musica, che diresti?
"Mi pare ci sia un netto contrasto, quasi fosse una reazione, fra le feste e le difficoltà della sinistra. C’è una grande vitalità, e ho trovato nuovi volti, molti giovani che fanno ben sperare per il futuro. Le feste possono aiutarci a ricompattare e rinvigorire la nostra politica, sono, insomma, uno dei più importanti fatti politici”.
Michele Serra ti ha definito il Juke-box umano, vero antidoto al karaoke…
“Sì, e mi ha fatto piacere. Vedi, la politica berlusconiana è la politica del karaoke, musica e parole che non vengono dai sentimenti; uno non canta la canzone, la beve!”
Nelle tue serate suoni Guccini come Conte, Paoli come gli Inti Illimani, Bertoli come l’Internazionale. C’è ancora un valore politico della musica?
“Mi ha fatto piacere leggere di recente su l’Unità un articolo in cui si sosteneva che alcuni cantautori italiani riescono a trasmettere il senso della Storia più di tante dotte lezioni, come succede per il disco di Giovanna Marini e Francesco De Gregori. Io m’illudo, anzi credo, che le canzoni siano uno strumento forte di politica e socialità”.
Parliamo di Bonetti cantautore.
“Forse ho un po’ trascurato le mie canzoni, ne faccio una o due al massimo, non è che non ci credo, ma non voglio approfittare delle feste, mi parrebbe una pubblicità impropria!".
Eppure Bonetti è un eccellente cantante. Il primo lavoro è datato 1992, si intitola “Sotto il cielo di Mosca”, realizzato poco prima d’essere invitato a Mosca all’ultima festa della Pravda. Si parlava di un incontro fra un bambino che camminava sotto il cielo di Mosca e uno che camminava sotto il cielo di Manhattan. L’ultima fatica è il cd “Anime Marine”, appena uscito e distribuito in tutta Italia da “Storie di Note” Un bel lavoro, di 12 pezzi, a cui ha collaborato Materiali Resistenti di Faenza, e che è già stato recensito su Mucchio Selvaggio. I musicisti che suonano con Bonetti sono Mauro Vergimigli al sax, Luca Berardi alla batteria, Bruno Berardi al basso, Maurizio Salvato alle tastiere, Maurizio Sangiorgi alle chitarre.
Qualche curiosità sui testi. Uno è firmato da Sergio Staino, che ha partecipato alla presentazione del cd al teatro di Bagnacallo, un altro è di Stefano Benni. C’è anche una cover: si tratta de “Il Fantasma di Tom Joad” di Bruce Springsteen. “Trovai il testo tradotto –spiega Bonetti- e l’ho trovai così incisivo, così forte che ho pensato di cantarlo”. Un altro testo è una poesia del poeta Paolo Bartalini, di Certaldo. E’ un viaggio, attraverso le canzoni d’autore, che ha al centro il treno, le ferrovie, le piccole stazioni.
Avrai un bell’album di ricordi, no?
 
 
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